Continua la tournée marchigiana di questo splendido spettacolo che è stato accolto con entusiasmo da critica e pubblico al debutto del mese scorso.
Sono un attore e quasi sempre anche il regista degli spettacoli in cui recito. Per questo motivo dopo aver lavorato intensamente su Moliére (Il misantropo, Tartufo) ora vedo naturale il passaggio a Eduardo: entrambi uniscono nei loro testi, nei loro copioni, parola e gesto in un risultato complessivo che non esclude la regia, ma la comprende.
Eduardo è l'autore italiano che con maggior efficacia, all'interno del suo meccanismo drammaturgico, favorisce l'incontro e non la separazione tra testo e messa in scena. Affrontare le sue opere significa insinuarsi in quell'equilibrio instabile tra scrittura e oralità che rende ambiguo e sempre sorprendente il suo teatro.
Seguendo con umiltà il suo insegnamento cerco nel mio lavoro di non far mai prevalere il testo sull'interpretazione, l'interpretazione sul testo, la regia sul testo e sull'interpretazione.
Il profondo spazio silenzioso che c'è fra il testo, gli interpreti ed il pubblico va riempito di senso sera per sera sul palcoscenico, replica dopo replica.
Ho scelto Sabato, domenica e lunedì perché Eduardo qui si occupa di una grande famiglia napoletana dove convivono tre diverse generazioni in un momento storico cruciale: gli albori del boom economico che imponeva in Italia un nuovo e improvviso modello di sviluppo, determinando l'affacciarsi di nuovi desideri e nuove mode, capaci di creare da una parte euforia, dall'altra un senso di confusione e di disagio per tutti.
Un rivolgimento sociale e culturale che ha profondamente segnato e tuttora influenza la storia, i destini, le idee ed i costumi del nostro paese.