l Museo Civico è nella Corte Malatestiana così come la Pinacoteca, ricca di opere del Guercino, del Domenichino, Guido Reni, Mattia Preti e Michele Giambono. Nel museo troviamo la sezione archeologica che raccoglie reperti archeologici preistorici e romani (selci, fibule, bronzi, ceramiche, lucerne, epigrafi, sculture e mosaici). Al primo piano, la collezione numismatica con esemplari dell'antica zecca fanese e medaglie malatestiane. Al piano superiore è possibile visitare la vasta sala malatestiana e la pinacoteca, che raccoglie dipinti del cinquecento. La Pinacoteca è distribuita su tre piani del Palazzo Malatestiano. Fu istituita insieme al Museo Archeologico nel 1898 e rappresenta una delle più pregevoli raccolte di dipinti esistenti nelle Marche. Espone opere di scuola locale ma anche di scuola veneta, bolognese, romana e testimonia l'excursus della pittura a Fano e nelle Marche dal XIV secolo ai giorni nostri. L'ordinamento delle opere risponde prevalentemente al criterio cronologico. li percorso di visita inizia dalla Sala del Caminetto al primo piano e termina con la sala del XIX e XX secolo.
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SALA DEL CAMINETTO
E' situata al piano nobile e vi si accede dallo scalone dopo aver attraversato la loggia superiore ed essere entrati nella Sala Grande oppure tramite una scaletta interna sul retro della biglietteria. Qui si possono ammirare i dipinti più antichi (secc. XIV - XV).
SALA GRANDE
E' disposta sul medesimo piano, adiacente alla precedente. Un tempo era destinata alle riunioni del Consiglio comunale e ai ricevimenti offerti dal Magistrato cittadino. Vi sono esposti quadri che appartengono al XVI e XVII secolo. Si tratta di tele prevalentemente di soggetto sacro, di autori prestigiosi quali ad esempio: i fanesi Bartolomeo e Pompeo Morganti, Domenichino, Guido Réni, il pesarese Simone Cantarini, Giovanni Francesco Guerrieri, Mattia Preti detto il Cavalier CaLabrese, il Guercino. Si prosegue nella visita entrando in fondo in due salette una delle quali è denominata Saletta del Lavabo per la presenza di un lavabo rinascimentale proveniente dall'abbazia di San Paterniano.
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SALA MORGANTI
La sala prende questo nome in quanto vi era conservata l'imponente pala di S. Michele dei Morganti. Qui sono esposti in prevalenza i dipinti del Settecento. Sono presenti opere di pittori locali come il vadese Francesco Mancini, Sebastiano e il figlio Giuseppe Ceccarini, Carlo Magini, Paterniano Fanelli, cui si aggiungono tele di artisti di diversa provenienza come Corrado Giaquinto e il napoletano Alessio de Marchis.
SALA DEL XIX E XX SECOLO
La visita si conclude, con la sala contenente le opere del XIX e dei XX secolo. Qui sono esposti ritratti, paesaggi e quadretti di genere di autori quali il riminese Clemente Alberi, Giovanni Pierpaoli, il più autorevole pittore fanese della seconda metà del XIX secolo e l'anconetano Francesco Podesti.
SEZIONE DELLE CERAMICHE
Si trova al piano mezzano. Vi è stata sistemata una selezione della raccolta di ceramiche del Museo di Fano. Quientro vetrine alle pareti e al centro della sala sono stati esposti i pezzi più significativi dell'intera collezione. Si tratta di frammenti, alcuni dei quali reintegrati, e manufatti databili tra il XIV e il XVIII secolo. Accanto ad esempi della produzione locale sono conservati pezzi di importazione provenienti da Urbania o dall'area padana. Si possono ammirare albarelli e pillolieri facenti parte della serie di vasi da farmacia provenienti da quella dell'antico ospedale, decorati con la caratteristica "rosa pesarese", realizzati nel 1803 dalla manifattura Casari e Callegari e alcuni pezzi del servizio da tavola in porcella del 1782 eseguito per il Comune di Fano dalla manifattura Veneziana di Geminiano Cozzi.
SEZIONE DELLE MONETE
In un ambiente attiguo alla Sala delle ceramiche è esposta una campionatura della collezione numismatica costituita da monete romane, medioevali e moderne di varie zecche italiane, comprese quelle battute dalla zecca operante a Fano dal 1414 al 1796 e da alcune medaglie tra le quali è da ricordare la bellissima serie di "Medaglie Malatestiane" realizzate da Matteo dé Pasti per Sigismono Malatesta nel 1446.
SEZIONE ARCHEOLOGICA DI FANO
E' sistemata in sei sale e nel portico adiacente, al piano terra del Palazzo Malatestiano. La sua peculiarità è quella di contenere ed esporre quasi esclusivamente reperti di provenienza locale. Testimonia lo svolgersi dell'attività umana nel territorio che si estende intorno alla città di Fano da Fosso Seiore a nord sino al fiume Cesano a sud, per tutto l'arco temporale che dalla preistoria giunge all'età romana. La raccolta fu ordinata nella sede attuale a partire dal 1898 quando vi fu trasferito tutto il materiale archeologico dalla residenza municipale e si è venuta arricchendo nel tempo di depositi, donazioni nonché di reperti provenienti da recenti campagne di scavo.
INGRESSO
Sono esposti frammenti di trabeazioni e cornici marmoree, rocchi di colonna, resti pavimentali in terracotta, un mosaico a tessere bianche e nere raffigurante Nettuno col tridente e la quadriga di cavalli marini.
SALA DELLA PREISTORIA E DELLA PROTOSTORIA
In questa sala la Preistoria e la Protostoria sono ben rappresentate nelle manifestazioni più antiche: manufatti in pietra del Paleolitico inferiore, sino alle fasi più recenti testimoniate da materiali che vanno dal Neolitico all'età del Bronzo e del Ferro. Ricordiamo i reperti provenienti da un insediamento a nord, presso la foce del torrente Arzilla e da un altro a sud in località Chiaruccia. Sono esposti, inoltre, frammenti in ceramica di ciotole e strumenti in osso e in bronzo. Nelle vetrine è un corredo tombale dell'età del Ferro (civiltà Picena) proveniente da Monte Giove, una spada in bronzo da Fosso Sejore, e poi fibule, pendagli, ciotole ecc. Segnaliamo infine il bronzetto di offerente, di ignota provenienza, databile alla fine del VI sec. a.C.
SALA DEGLI OGGETTI DI USO DOMESTICO E DEGLI ARREDI FUNERARI
Qui sono raccolti oggetti d' uso domestico di epoca romana come recipienti in vetro, vasellame da mensa in terracotta, ecc.. Si tratta di reperti provenienti da vecchi ritrovamento di cui non fu redatta a suo tempo alcuna nota e di cui non si hanno quindi informazioni sui luoghi di ritrovamento. Una vetrina è interamente dedicata alla esposizione di lucerne in terracotta, databili dal I sec. a.C. al IV sec. d.C., alcune delle quali recano il sigillo del fabbricante e tre in particolare recano al rovescio la raffigurazione di un tempio che qualche studioso ha identificato col tempio di Fortuna. Sono poi esposte alcune urne cinerarie, tegole funerarie e il famoso cippo 'graccano' rinvenuto nel 1735 in località Beverano di S. Cesareo, nei pressi di Monte Giove.
SALA DELLE ISCRIZIONI E DELLA STATUARIA ROMANA
L'ultima sala della sezione archeologica, che ospita pregevoli sculture ed iscrizioni, si apre al visitatore con la monumentale statua dell'Imperatore Claudio ritrovata, come il piccolo Britannico e i ritratti di Domiziano e Vespasiano, nello scavo di Piazza Amiani; proviene invece dall'antico acquedotto un torso di statua virile in nudità eroica che si considera una rielaborazione di II secolo di un originale greco. Spicca tra i ritratti femminili quello di una giovane donna dall'elaborata acconciatura attribuito ad Ottavia, la sorella di Augusto. Comletano la rassegna l'erma bifronte di giovane satiro e vecchio sileno, di provenienza sconosciuta, la testina di Dioniso Imberbe e l'erma di Dioniso Barbato. La raccolta epigrafica, che ricorda personaggi, collegi sacerdotali, magistrature e corporazioni dell'antica Colonia Julia Fanestris, comprende prevalentemente lapidi funerarie mentre tra le iscrizioni relative ad opere di pubblica utilità, una si riferisce alle terme restaurate ed ampliate a proprie spese da T. Varius. Rufinus, un cavaliere e magistrato municipale.
SALETTA DELLE ANFORE
In questo piccolo ambiente di passaggio sono state collocate le anfore in terracotta di diversa provenienza. Due di esse ancora mostrano sulla superficie le incrostazioni dovute al loro rinvenimento in mare. Nella piccola vetrina sono esposti tappi di anfore.
SOTTO PORTICO
Il materiale fu riordinato nel 1949 sotto la direzione del Soprintendente delle Antichità delle Marche, dott. Giovanni Annibaldi. Dal 1953 vi è ospitato il famoso mosaico della pantera (metà li sec. d.C.), rinvenuto in via Montevecchio durante lavori di sterro per la costruzione di un edificio. Segnaliamo inoltre un grande dolio in terracotta, due sarcofagi paleocristiani (V - VI sec. d.C.) ed alcuni cippi miliari.
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